E’ molto diffusa tra gli insegnanti l’opinione che possa essere utile studiare un passaggio ritmicamente regolare e uniforme, a valori modificati e con diverse varianti ritmiche.
Per esempio, se un passaggio procede per semicrome regolari, molti consigliano di studiarlo con le seguenti varianti ritmiche:
Ritengo che questo esercizio possa essere utile nel lavoro sugli esercizi di tecnica pura e su quelli tratti dai punti difficili delle composizioni.
Il parere di Neuhaus
Secondo l’opinione di Heinrich Neuhaus, perché dovrebbe tornare utile studiare il quinto Preludio in Re maggiore dal primo volume del Clavicembalo ben temperato con le semicrome puntate, quando lo scopo principale è raggiungere possibilmente regolarità e uniformità?
Osservando esattamente la figurazione di ogni nota, punti e impedimenti ritmici darebbero solo fastidio.
Sarebbe, piuttosto, molto più vantaggioso eseguire molto lentamente le quartine ascoltando con la massima attenzione se le semicrome sono regolari ed eguali tra loro, ovviamente con il fraseggio corretto e chiaro.
Prendiamo il caso del Preludio in Sol minore del secondo volume del Clavicembalo ben temperato di Bach. Quale sarebbe l’utilità di studiarlo a valori regolari piuttosto che a valori puntati, come è scritto in originale?
Eseguirlo nel modo raffigurato qui sotto, secondo il parere di Neuhaus, non avrebbe alcun senso; anzi porterebbe ad un risultato opposto a quello voluto dal compositore.
Allo stesso modo, non si potrebbe immaginare nulla di meno opportuno che suonare il Preludio in Fa minore dal primo volume in questo modo:
Un consiglio che può valere nella maggior parte dei casi è quello di dirigersi, quando possibile, direttamente verso la meta. Ovvero, esercitarsi, prima molto lentamente e poi gradualmente più veloce, nel raggiungimento del risultato finale richiesto dall’autore.
Tuttavia, possono esserci delle eccezioni…
In alcuni casi, infatti, le varianti ritmiche possono avere un’utilità nascosta e che non riguarda il raggiungimento della massima regolarità nell’esecuzione, bensì la chiarezza ritmica.
Ritornando all’esempio del Preludio in Re maggiore di Bach, l’obiettivo è sia suonare tutte le quartine regolari, sia suonarle ritmicamente chiare: cioè “sillabando” le quattro note a “due a due”, con un piccolissimo ma percepibile appoggio sulla prima nota e sulla terza.
Studiando molto lentamente e ascoltandosi con orecchio attento e critico si può raggiungere questo obiettivo senza le varianti ritmiche, tuttavia, nel caso di allievi più giovani e poco maturi artisticamente può essere plausibile ricorrere alle varianti ritmiche.
Infatti, nel caso in cui il nostro allievo eseguisse le quartine in modo disordinato ritmicamente, senza sillabare con chiarezza, allora la variante ritmica mostrata qui sotto sulla sinistra può essere d’aiuto poichè obbligherebbe il pianista ad appoggiare la prima e la terza nota (in figura è rappresentata una sestina, ma nel caso del preludio di Bach si tratta di quartine).
Successivamente, in esecuzione, il ritmo risulterebbe più chiaro.
Questo è un parere personale basato sulla mia esperienza. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Nicolò De Maria
Bibliografia:
Neuhaus, H. (1992). L’arte del pianoforte. Milano: Rusconi.
Spero che questo articolo vi sia tornato utile. E’ il frutto dei miei modesti studi e di alcune letture personali. Non è richiesto di essere d’accordo con l’intero contenuto dell’articolo. Bensì, si accettano critiche e commenti costruttivi.