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Come prepararsi alla performance e prevenire i vuoti di memoria

Il pianista e la paura del pubblico

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Come rimanere concentrati? Come non distrarsi durante una seduta di studio? Vediamo insieme come poter migliorare il rendimento del tempo investito a contatto col nostro strumento.

La mia modesta e personale esperienza mi ha insegnato che una considerevole nemica del successo sul palco dei musicisti è l’inconsapevole abitudine a distrarsi durante le sedute di studio allo strumento.

Lo studio di un brano è un processo mnemonico

Lo studio del repertorio pianistico, ma in generale quello musicale, è nei fatti un processo mnemonico.

Noi studiamo per imparare determinati gesti che in esecuzione dovranno essere effettuati con una precisione e velocità maggiori e con un contributo mentale quanto più ridotto possibile, affinché il musicista possa concentrarsi sulla musica e non sul susseguirsi dei singoli dettagli: ad esempio, le note, i ritmi, il fraseggio, il tocco, la diteggiatura di ogni passaggio…

La lettura di un brano avviene molto lentamente proprio per questo motivo: per permettere allo studente di incamerare tutti i contenuti musicali che il compositore ha annotato sulla parte.

Poi, però, in fase d’esecuzione, il tempo ristretto per comandare ogni azione richiede il soccorso dell’automazione dei gesti.

Lo studio di un brano al pianoforte è principalmente un lavoro di memorizzazione della successione dei micro-gesti da eseguire, quindi è un lavoro prettamente mentale.

Se ci distraiamo durante questa fase, stiamo buttando via il tempo impiegato.

Ciò che sovente si riscontra negli studenti dei conservatori, ma anche in molti strumentisti di livello, è l’incredibile capacità di abituarsi all’errore, forti del fatto che si è ancora in una fase iniziale e ci sarà molto tempo per risolverlo. 

Spesso lo studio iniziale procede erroneamente per tentativi e ripetizioni, sperando così che prima o poi un determinato passaggio “venga bene”.

Questo modus operandi è la ricetta segreta per il fallimento.

Dinamiche imprecise, agogica non definita, note sbagliate, ritmi inesatti, accenti spostati, fraseggi improvvisati: tutte queste imprecisioni, se non corrette agli albori della lettura del repertorio, rischiano con elevate probabilità di essere trascinate fino al lavoro di perfezionamento, quando poi correggerle diventa molto dispendioso dal punto di vista del tempo e dell’energie impiegate.

Lo confermano i didatti Leimer e Gieseking:

“Se però vengono commessi degli errori nell’esecuzione, l’immagine risulterà falsata e dovrà venir rettificata successivamente mediante opportune correzioni.
Ma questo procedimento farà perdere molto tempo, e quando gli errori sono assimilati, specialmente quelli di ritmo, non potranno venir eliminati che assai difficilmente e con molta fatica.

L’allievo che intende far rapidi progressi, deve prestare la massima attenzione ed evitare errori sin dall’inizio. 

Per fare ciò è necessario, quindi, rimanere concentrati su ciò che si sta studiando evitando distrazioni.

La concentrazione, però, non viene da sé.

Non decidi di rimanere concentrato e, whoowo!, di colpo sei concentrato per sei ore.

Come rimanere concentrati

Rimanere concentrati su ciò che si studia in musica, come nella vita in generale, è una virtù che si impara e si sviluppa con l’abitudine.

Ma soprattutto dipende dagli obiettivi che ognuno si pone e dagli stimoli che si hanno.

Attenzione! Mi riferisco ad obiettivi concreti e raggiungibili nell’immediato.

Adesso! Proprio ora!

Oggi, al mattino, quando ti sei seduto al pianoforte per studiare, quali erano i tuoi obiettivi? Li hai raggiunti?

Iniziamo dall’inizio: avevi degli obiettivi?

Dire di imporsi degli obiettivi alla giornata è già molto ambizioso.

Io, durante lo studio, mi pongo obiettivi di massimo 10’-15’ minuti.

So esattamente quale competenza posso acquisire, quale dettaglio posso analizzare o quali battute posso memorizzare in un quarto d’ora.

E mi impegno a farlo in quel lasso di tempo.

Allora non ho più tempo da perdere, devo mettermi al lavoro.

Lo studio intenzionale: maggior rendimento del tempo investito

Sovente durante lo studio dello strumento tanti sprofondano nella noia. Guardano l’orologio realizzando che deve passare ancora molto tempo prima di potersi dedicare a qualcosa di più stimolante.

Questa è la conferma che non si sta effettuando uno studio intenzionale.

Cos’è lo studio intenzionale?

È quell’approccio all’apprendimento che induce lo studente ad anelare continuamente a nuovi obiettivi e a raggiungerli.

Lo studio intenzionale si attua quando lo studente è totalmente immerso nel suo lavoro, desidera a tutti i costi acquisire una specifica competenza.

Non c’è spazio per la noia.

Direi piuttosto che in alcune situazioni ci si può scoraggiare. Ovvero, si può cadere nell’inganno di non essere sufficientemente competenti e di non avere le potenzialità necessarie per raggiungere uno scopo. Ma se gli obiettivi sono stati scelti con cognizione di causa e, dunque, sono concretamente realizzabili, il problema consiste nel metodo di studio.

Supponiamo che tu abbia il sogno di vincere un difficile concorso internazionale: se ti butti a capofitto su tutto il repertorio in programma rischi di scoraggiarti, perché ti apparirà un’impresa insormontabile.

Avete presente la metafora della montagna? Se guardiamo solo alla cima sentiamo subito che non ce la faremo mai, la mole di lavoro sembra insostenibile.

Se invece abbassi lo sguardo, fai un primo passo e così il cammino inizia.

Se procediamo lentamente, senza fretta e con le giuste accortezze, la meta si avvicinerà di più fino a raggiungerla.

Non possiamo esigere di raggiungere la vetta in un giorno, possiamo però imporci di scalare 30 metri in un lasso di tempo specifico.

Questo è ciò che conta.

Obiettivi molto impegnativi e lontani nel tempo vanno suddivisi in piccoli obiettivi subito raggiungibili.

Ricordate quando la maestra vi assegnava interminabili poesie da imparare a memoria? A me succedeva spesso. Ecco, andavano imparate a memoria strofa per strofa, o addirittura riga per riga.

Nello studio musicale questa suddivisione del lavoro è indispensabile, altrimenti si rischia di suonare e risuonare per tentativi dall’inizio del brano fin dove si riesce proseguendo senza alcun ordine mentale. Tentando e sperando che venga sempre meglio!

Aiuto!

Bisogna darsi delle scadenze.

Inizia domandandoti: “Quanto tempo ho oggi per studiare? Sei ore, tre ore, un’ora, venti minuti?

Decidi in base al tempo che hai a disposizione cosa devi migliorare o cosa devi leggere, o cosa devi correggere entro la fine della seduta di studio.

Se hai solo dieci minuti, non sprecare il tuo tempo. Potresti, ad esempio, scegliere un passaggio difficile e rivederlo molto lentamente.

Trasforma grandi obiettivi in piccoli obiettivi

La segmentazione delle sezioni del brano può avvenire verticalmente (cioè selezionando un periodo, una frase, due/quattro/otto battute), oppure orizzontalmente, ovvero studiando le singole voci di una fuga oppure a mani separate.

A proposito dello studio a mani separate Chuan Chang dice:

“Il 100% dello sviluppo tecnico si compie essenzialmente mediante lo studio a mani separate […]. Non si tenti di sviluppare la tecnica digitale a mani unite […] poiché è molto difficile, richiede tempo ed è pericoloso”

Benedetto allora sia il tanto snobbato studio a mani separate, ancor di più in fase di lettura.

Una volta studiato a dovere un breve passo, si procederà al successivo che dovrà essere affrontato con la stessa cura e attenzione del primo. Due o più passi brevi formeranno una frase, e più frasi formeranno un periodo che verrà poi eseguito tutto di seguito.

Non è detto che tutto ciò debba avvenire in un solo giorno o in una sola ora.

Siate ragionevole e datevi delle scadenze concrete e raggiungibili.

Inoltre, tanto più chiaro è l’obiettivo tanto più chiaro sarà il metodo da applicare. Se avete chiaro in mente lo scopo (un dettaglio, l’espressività, una diteggiatura, un fraseggio) avrete chiaro anche il come. 

Lo conferma Heinrich Neuhaus che afferma:

“Quanto più chiaro è lo scopo che ci si prefigge […], tanto più chiari appaiono i mezzi adatti a tale scopo. Questo assioma non richiede prove. […] Una volta compreso con chiarezza quest’obiettivo, chi suona ha la possibilità di tendere ad esso, di raggiungerlo, di attuarlo nell’esecuzione”.

Saper rimanere concentrati è disciplina

Rimanere concentrati è anche una forma di disciplina che ci si impone se veramente si desidera focalizzare tutta la concentrazione su un’attività.

Vorrei aggiungere poche parole in merito ad un aspetto che non troverete in libri datati.

Sappiamo tutti quanto ormai siamo bombardati da impulsi esterni a noi, come smartphone e dispositivi tecnologici.

Siamo interconnessi, in una rete che conosce tutto di noi e che condivide la nostra posizione, il nostro stato, le nostre ricerche e preferenze di mercato.

Essere interrotti per rispondere ad una telefonata o ad una chat di gruppo distoglie radicalmente l’attenzione e la concentrazione.

Tutto ciò alimenta la noia durante lo studio!

Quando vieni distratto, perdi il filo di ciò in cui eri impegnato, perdi tempo! Tanto tempo.

Puoi anche perdere di vista il tuo micro-obiettivo di quel quarto d’ora che ti eri volenterosamente prefissato.

Se non potete disconnettervi e andare in modalità offline, se non potete disattivare il wi-fi, se non potete impostare la lunetta del silenzioso, cercate almeno di riporre lo smartphone lontano dal pianoforte così da non buttare l’occhio su ogni notifica, come minimo!

Spegnete se potete. Usate dei promemoria se avete altri pensieri.

Fate qualcosa! Qualsiasi cosa possa preservare la concentrazione durante lo studio.

Raggiungere i propri sogni vale più di assecondare una chat di gruppo che interrompe il flusso intenzionale del vostro lavoro!

Nicolò De Maria

Bibliografia:
N. Gardi, il bianco e il nero, Zecchini Editore 2008, Varese
C. C. Chang, Fundamentals of piano practice, Colts Neck 1994-2004, New York
H. Neuhaus, L’arte del pianoforte, Rusconi, 1992, Milano


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