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In questo articolo vorrei affrontare per grandi linee uno dei metodi didattici pianistici (illustrato con molta chiarezza dalla Dott. Chiara Macrì nel suo libro “La nascita della moderna didattica pianistica”) che per primi hanno affrontato il problema della “non-sufficienza” della tecnica di solo dito sulla tastiera.

Il contesto storico-musicale

Già dalla seconda metà del XVIII secolo si svilupparono nuove tipologie di ascoltatore e nacquero nuovi strumenti. Il pubblico si fece più esigente, sia da un punto di vista musicale ed espressivo, sia da un punto di vista tecnico e del mero virtuosismo; inoltre, i pianoforte presentati allora da Erald e Steinweg richiesero presto un peso ed una forza sulla tastiera decisamente maggiori.

 

In tanti si interrogarono sulle tecniche da utilizzare per far scaturire da questi nuovi strumenti le massime sonorità. Di certo, quest’ultimo divenne uno degli argomenti più discussi tra pianisti e didatti.

Il famoso guidamani  di Kalkbrenner o il Dactyliondi Henri Herz furono alcuni degli strumenti figli di quest’epoca, causa per cui anche Schumann dovette stroncare la sua carriera da concertista.

Erano strumenti che tenevano a riposo l’arto superiore e facevano in modo di sforzare e sviluppare esclusivamente i muscoli delle dite, con indicibili ed evidenti rischi: furono numerosissimi i danni irrimediabili e gli incidenti subiti dai pianisti nella seconda metà del XIX secolo.

Ludwig Deppe, pianista e direttore d’orchestra tedesco

Ludwig Deppe, noto pianista e didatta del pianoforte tedesco, affrontò il problema sopracitato descrivendo un nuovo metodo pratico nell’articolo “Armleiden der Klavierspieler” (“dolori nelle braccia dei pianisti”). Il “metodo”, dopo la morte del maestro avvenuta nel 1890, è stato tramandato e approfondito dai suoi allievi: Amy Fay, Tony Bandmann, Elizabeth Caland, Hermann Klose e altri.

Il “metodo pianistico” di Ludwig Deppe

In generale, il suono non doveva essere prodotto dal movimento isolato del dito, bensì da tutti i muscoli dell’arto superiore.

Infatti, il dito, soprattutto sui nuovi pianoforte dell’epoca (e anche su quelli attuali), sarebbe sottoposto ad uno sforzo eccessivo che, come visto in precedente, porterebbe a immediati danni irreparabili alla mano.

Secondo Deppe l’azione dell’attacco del tasto andava effettuata con la partecipazione di tutti i muscoli del braccio.  

Uno dei principi basilari del maestro tedesco era la “libera caduta” che, come scrive Elizabeth Caland, non andava intesa come “una caduta per forza di gravità” sulla tastiera, bensì come “caduta libera controllata”.

Sembrerebbe contradditorio, tuttavia Deppe voleva intendere un movimento del braccio totalmente libero, senza costrizioni: rilassato!

Quindi erano richiesto movimenti rotondi e naturali, armoniosi e rilassati, morbidi e flessibili.

Puoi approfondire questo argomento leggendo gli articoli Rilassamento muscolare? Tre consigli pratici del didatta russo NeuhausGyorgy Sandor. 8 Sintetiche istruzioni per la caduta libera al pianoforteLa caduta libera al pianoforte. Serve? Non serve? Se si, a cosa?.

Lo studio mentale

Un altro aspetto fondamentale di Ludwig Deppe era l’attiva partecipazione del dito. Cioè il dito doveva essere vivo e reattivo, consapevole: controllato dalla volontà.

Deppe rimarcava la necessità di preparare mentalmente qualsiasi suono stesse per essere suonato ed evitava ogni movimento puramente meccanico senza la partecipazione della mente.

Allenamento dell’orecchio e bellezza del suono

Elizabeth Caland riporta quanto la didattica di Ludwig Deppe ponesse l’attenzione sull’aspetto musicale e sulla bellezza del suono.

Era di primaria importanza che gli allievi sviluppassero il desiderio di ricercare nella mente il bel suono e che l’ascolto procedesse di pari passo con la tecnica. Il motto di Deppe era: “se sembra bello, allora è davvero giusto”.

In generale, per il maestro tedesco i progressi pianistici dipendevano dalle conoscenze, dal vigore mentale e dal tenere insieme l’aspetto musicale e quello tecnico.

 

Nicolò De Maria

Bibliografia:

Macrì, C. (2016). La nascita della moderna didattica pianistica. Torino: Giancarlo Zedde.

Deppe, L. (1885). Armleiden der Klavierspielers. Der Klavierlehrer

Caland, E. (1919). Armbewegungen beim kunstlerischen Klavierspiel. Magdeburg: Heinrichshofen’s Verlag.

Spero che questo articolo vi sia tornato utile. E’ il frutto dei miei studi e di alcune letture personali. Non è richiesto di essere d’accordo con l’intero contenuto dell’articolo. Bensì, si accettano critiche e commenti costruttivi.