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Vorrei condividere con voi alcuni consigli sugli studi per pianoforte e, allora, eccoci ancora una volta a trarre vantaggio dalle lezioni del celebre pianista e didatta polacco Josef Hofmann.

Come già detto nel precedente articolo 7 Consigli pratici sullo studio individuale al pianoforte. Josef Hofmann il maestro appena citato ha inserito nel libro “Piano Playing with Questions Answered” diversi capitoli organizzati per categoria nei quali risponde alle domande dei suoi allievi. Parla molto di esercizi e studi per pianoforte relativi ai diversi livelli.

E’ molto interessante leggere questo testo perché, a differenza di altri, è molto pratico e concreto. Ve ne consiglio la lettura.

Sono centinaia le domande interessanti alle quali Hofmann risponde. Io ho provato a selezionarne 7 riguardanti un aspetto molto concreto: esercizi e studi per pianoforte da assegnare ai propri allievi.

Allora iniziamo subito con le 7 Q&A, spero vi tornino utili.

1. Esiste un libro specifico di esercizi tecnici che Hofmann consiglia per un allievo principiante?

Hofmann ritiene che purtroppo non esiste un libro di tecnica che può essere consigliato a tutti e che può essere adatto a qualunque necessità.

Infatti gli esercizi di tecnica pura sono sempre molto mirati e, quindi, hanno come obiettivo quello di risolvere una determinata difficoltà o imprecisione. Esistono esercizi di ogni tipo e sono tutti molto specifici.

Ciò che più della scelta dell’esercizio o del libro di tecnica importa veramente è la comprensione profonda della tipologia di necessità che il nostro allievo presenta.

Una volta compresa la lacuna tecnica, allora potremo noi stessi scegliere l’esercizio adatto. Non è detto che quest’ultimo debba essere inserito in una raccolta. Infatti, il maestro stesso può in alcuni casi indicare alcuni esercizi specifici e mirati a colmare la lacuna tecnica del proprio allievo.

2. Che tipo di esercizi Hofmann consiglia per allenare esclusivamente le dita?

Nel caso delle dita, ma anche qui le circostanze possono variare, Hofmann consiglia gli esercizi di Pischna.

Questa raccolta è rivolta a studenti di livello intermedio o avanzato. Ritengo utile ricordare che molti esercizi della raccolta costringono la mano a posizioni innaturali e in alcuni casi molto scomode.

L’autore stesso indica che vengano suonati lentamente. Si faccia molta attenzione affinché il nostro allievo tenga totalmente rilassati l’avambraccio, il polso e la mano, cercando, per quanto possibile, di eseguire l’esercizio esclusivamente con la tensione e lo scatto del singolo dito.

 3. Gli studi per pianoforte di Heller possono essere utili ad uno studente che ha lacune di ritmo ed espressione?

In questo caso Hofmann ritiene utile l’utilizzo dei “24 Studi per il Ritmo e l’Espressione” di Heller.

Aggiunge, tuttavia, che l’insegnante insista molto sulla precisione dell’esecuzione degli stessi. Cioè, sono utili a sviluppare il ritmo e l’espressione solo se l’allievo esegue esattamente ciò che è indicato nella partitura.

 4. Quali studi per pianoforte si possono proporre agli allievi di livello intermedio e che non possono ancora affrontare gli studi di Chopin?

Una volta conclusi gli studi di buona parte delle raccolte di Cramer, Czerny, Clementi e Moscheles, Hofmann propone le seguenti raccolte:

  • “20 Etudes for Technique and Expression” di Edmund Neupert;
  • “Concert Etudes” di Hans Seeling;
  • “Etudes” di Carl Baermann;
  • “Etudes” di Ruthardt.

A conclusione dell’elenco delle raccolte sopracitate Hofmann consiglia ugualmente di far tentare la lettura di uno degli studi più facili di Chopin.

5. Quali studi per pianoforte Hofmann assegnerebbe ad uno studente di livello avanzato?

Gli studi di Chopin sono adatti a qualunque studente di livello avanzato o superiore e dovrebbe accompagnare il pianista anche successivamente agli anni di formazione.

Hofmann ritiene, inoltre, che le competenze meccaniche e tecniche di un pianista possono essere sviluppate con grandi risultati direttamente sui pezzi di repertorio e non esclusivamente sugli studi tecnici.

 6. Come fare eseguire ai nostri allievi le poliritmie?

Ad esempio, nel caso della Fantasia Improptu di Chopin, come fare esercitare il nostro allievo affinchè riesca ad eseguire correttamente la sovrapposizione poliritmica del 4 contro 3?

Hofmann ritiene che, in alcuni casi e ad un tempo di metronomo molto lento, si possa ricorrere alla suddivisione esatta della durata di ogni nota tentando di incastrare i due ritmi nel migliore dei modi.

Tuttavia, il didatta polacco, propone un metodo diverso: eseguire i due ritmi a mani separate finché non si acquisisce la massima comodità nel suonarli, prima l’uno e poi l’altro. Il passo successivo è quello di provare ad unire le mani senza pensare al ritmo né della sinistra né della destra, semplicemente concentrandosi sul punto in cui i due ritmi si incontrano, il resto dovrebbe essere eseguito liberamente e  senza accenti.

 

Nicolò De Maria

 

Bibliografia:

Hofmann, J. (1976). Piano Playing with Piano Questions Answered. New York: Dover Publications.

Spero che questo articolo vi sia tornato utile. E’ il frutto dei miei modesti studi e di alcune letture personali. Non è richiesto di essere d’accordo con l’intero contenuto dell’articolo. Bensì, si accettano critiche e commenti costruttivi.

 

il pianista e la paura del pubblico_nicolò de maria

Il pianista e la paura del pubblico

Come prepararsi alla performance e prevenire i vuoti di memoria

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Chopin consigliava ai suoi allievi di effettuare alcuni esercizi tecnici al pianoforte. Andiamo a vedere, però, di cosa si tratta. Se sono veramente utili, oppure no. Se possiamo trarne un vantaggio pratico di immediata applicazione.

Ammetto di essere rimasto sorpreso dalla lettura di un appunto di Frederic Chopin in merito allo studio tecnico al pianoforte e credo che stupirà anche voi.

Ritengo, infatti, che i consigli che sto per riportarvi possano tornare utili a noi pianisti.

 

Qual è la fonte dei suddetti appunti?

Questi appunti sono compresi in una piccola raccolta di dodici fogli autografi e separati che sarebbe dovuta diventare la parte iniziale di un metodo pianistico progettato da Chopin.

La comprensione e la traduzione di questi appunti è sempre stata molto ardua a causa dell’impaginazione disorganica, dell’aggiunta di correzioni, pentimenti e scarabocchi.

Alla morte del compositore, questo documento è stato posseduto, tra i tanti, dalla sorella maggiore di Chopin, poi dalla principessa M. Czartoryska, dalla pianista Natalia Janotha e da Alfred Cortot. Infine, fu depositato alla Pierpont Morgan Library di New York.

Il musicologo svizzero Jean-Jacques Eigeldinger nel 2001 pubblicò una trascrizione integrale dell’autografo, accompagnata da qualche pagina inedita e staccata, inserendola nel libro “Frederic Chopin, Esquisses pour une méthod de piano”.

Ho voluto aprire questa piccola parentesi per conferire attendibilità a quanto citerò a breve.

 

Quali erano gli esercizi tecnici che consigliava Chopin?

Andiamo allora al cuore di questo articolo vedendo cosa concretamente Chopin ha scritto in questi appunti. Il compositore polacco ha diviso lo studio tecnico in tre parti:

 

  1. Insegnare a entrambe le mani a suonare le note a distanza di un tasto (quelle a distanza di un semitono e di un tono), vale a dire le scale (cromatiche e diatoniche) e i trilli. […] Tutto ciò che si potrà inventare per suonare a distanza di semitono e di tono sarà necessariamente una combinazione o un frammento di scale o trilli.

  2. Le note a distanza maggiore del semitono e del tono, ovvero da un tono e mezzo in poi: l’ottava divisa in terze minori, dove ogni dito occupa necessariamente un tasto, e l’accordo perfetto nei suoi rivolti.

Ossia, al punto due, ci consiglia di esercitarci prima con intervalli superiori al tono e poi per mezzo dell’arpeggio di settima diminuita con il quale Chopin faceva iniziare lo studio degli arpeggi. La posizione di base do-mib-solb-la-do propone i tasti neri per le dita lunghe e favorisce un’estensione in scioltezza grazie alla distanza regolare degli intervalli.

Ovviamente, ad un stadio avanzato, Chopin faceva studiare anche tutti gli altri tipi di arpeggi, indispensabili per l’esecuzione dei suoi studi op. 10 n. 1 e op. 25 n. 12.

  1. Le doppie note (a due parti): terze, seste, ottave. (Quando si sanno le terze, seste e ottave, si sa suonare anche a tre parti – di conseguenza si conoscono gli accordi, che si sapranno spezzare, sapendone le note). Le due mani assieme suoneranno a quattro, cinque o sei parti, e non c’è altro da inventare per quanto riguarda la tecnica del pianoforte.

E’ incredibile come uno dei pilastri del periodo romantico semplifichi in modo così sintetico (e banale?) tutta la tecnica pianistica.

Cosa ci saremmo aspettati da un compositore dal tale successo? Quali segreti credevamo potesse lasciarci in eredità?

Invece nulla di tutto ciò. Semplicissima tecnica pura.

Lascio a voi le considerazioni finali. Questi esercizi possono essere utili? Non utili? Possiamo trarne spunto?

Ho voluto condividere con voi questi appunti per il semplice fatto che leggendone il contenuto mi hanno colpito, principalmente per la disarmante semplicità. 

 

Nicolò De Maria

 

Bibliografia:

Chopin, F. (2001). Esquisses pour une méthod de piano. (J.-J. Eigeldinger, A cura di) Paris: Flammarion.

Eigeldinger, J.-J. (2010). Chopin, visto dai suoi allievi. Roma: Astrolabio.

 

Spero che questo articolo vi sia tornato utile. E’ il frutto dei miei modesti studi e di alcune letture personali. Non è richiesto di essere d’accordo con l’intero contenuto dell’articolo. Bensì, si accettano critiche e commenti costruttivi.

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