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Come convivere con la schiacciante competizione pianistica? La concorrenza al pianoforte è altissima!

A quanti sarà capitato di rimanere impressionati dalle abilità pianistiche di qualche altro pianista, durante un concerto, un concorso o una lezione individuale?

A quanti sarà successo di non poter comprendere in che modo un altro pianista riesca a trasmettere emozioni così profonde all’ascoltatore, a non sbagliare nemmeno una nota o ad avere una così innata abilità nel leggere a prima vista?

Sono noti, ad esempio, gli exploits di Liszt: una volta suonò meravigliosamente il Carnaval di Schumann a prima vista in pubblico.

Colleghi molto dotati? Sei fortunato!

Spesso non possiamo sapere in che modo ognuno di noi raggiunga i propri risultati. Senza dubbio c’è chi ha una predisposizione naturale ad essere molto preciso e concentrato durante l’esecuzione così da non sbagliare nemmeno una nota; c’è anche chi per natura si appassiona nel leggere a prima vista il noto Carnaval di Schumann; c’è chi possiede una dote innata nel trasmettere forti emozioni al pubblico.

In questo articolo eviterei di parlare dell’esistenza o meno del talento, della dote naturale. Tuttavia, posso dire, che nella maggior parte dei casi, i grandi risultati sono frutto di molto impegno e lavoro.

E’ sempre intrigante parlare dell’indiscussa genialità di grandissimi pianisti come Liszt o Richter, ma proviamo ad indagare su ciò che avviene veramente in questi casi in modo da dedurne alcune conclusioni pedagogiche e metodologiche a vantaggio nostro e di tutti gli allievi.

Purtroppo, tra gli insegnanti di pianoforte, è molto diffusa l’idea che non si debbano imitare altri pianisti, a maggior ragione i propri docenti. Senza dubbio non è bello aspirare a diventare la copia del proprio insegnante, tanto meno può tornare utile imitare stupidamente e inconsapevolmente altri pianisti, può essere solo dannoso.

Tuttavia, studiare da chi è più capace e sa di più, può essere solo formativo. E’ importante nella crescita pianistica avere dei modelli da seguire, prendendo in considerazione ciò che di buono si può apprendere.

Se pensiamo alla dinamica quotidiana secondo la quale gli allievi più talentuosi “si tirano” quelli meno dotati spronandoli a fare meglio, quanto suddetto diventa una regola. Ci rendiamo conto di quanto possa essere rilevante per uno studente medio trovarsi accanto ad un collega di livello nettamente superiore che lo stimoli a far meglio e di più.

E’ fantastico avere un collega che ti stimola! Un collega che ti fa sentire una m***a! Altrimenti rimarresti tutta la vita nell’errata consapevolezza di essere il migliore.  

Anzi, sei fortunato! Perchè hai accanto a te un modello da seguire! 

Ci sarà sempre un pianista più preparato e più giovane di me e di te! Meglio averlo accanto!

Ma per modello intendo soltanto un pianista affermato, un collega molto dotato?

Studenti poco dotati? Ricordati del vero modello da seguire

Neuhaus, nel libro “L’Arte del Pianoforte”, parla di un altro modello da seguire: l’opera. L’opera è il vero modello da seguire, da venerare. Ciò al quale ogni musicista deve volgere lo sguardo come obiettivo finale. E’ il contenuto artistico di una composizione che ogni pianista deve ricercare durante lo studio.

Neuhaus dice:

Io nella mia pratica pedagogica, non ho mai adattato un’opera ad un allievo, ma ho solo sempre tentato di adattare l’allievo all’opera, a qualsiasi costo, sia per me sia per lui”.

Se si pensa alla genialità di una sonata di Beethoven, come ci si potrebbe permettere di smussarne gli angoli o annacquarla per adattarla ad un allievo poco dotato? Al contrario, l’insegnante farebbe di tutto affinchè il proprio studente raggiunga le competenze necessarie per poter affrontare una composizione, così com’è.

Nel suo libro Neuhaus racconta di accontentarsi anche di un piccolo miglioramento raggiunto dai suoi allievi, ma durante le lezioni non si risparmiava di ribadire con linguaggio molto duro tutto ciò che concorreva al raggiungimento totale del contenuto artistico dell’opera.

Da una parte era scettico, perché sapeva che alcuni allievi non sarebbero mai arrivati a suonare meravigliosamente una composizione, tuttavia, insegnava loro come se fossero pianisti già acclamati, esigendo il 100% degli sforzi. Dall’altro punto di vista, era ottimista e soddisfatto per i “piccoli” progressi raggiunti.

“Questo è l’inevitabile <<scetticismo ottimistico>> di un insegnante esperto. Il significato e la fecondità di questo genere di lezioni consistono, come tutti possono capire, nel fatto che si dà allo studente un obiettivo molto chiaro, alto e difficile […] e si determinano la direzione e l’intensità del suo lavoro, unico pegno per il suo sviluppo e il suo perfezionamento”.

In conclusione, in ambito didattico non lasciamoci scoraggiare da colleghi molto dotati o da studenti poco dotati.

Anche se richiederà il massimo degli sforzi, cerchiamo di spronarli con obiettivi alti e chiari, esigendo da loro il 100% di ciò che concorre al raggiungimento totale del contenuto artistico di una composizione.

 

Nicolò De Maria

 

Bibliografia:
Neuhaus, H. (1992). L’arte del pianoforte. Milano: Rusconi.

 

PS. Spero che questo articolo vi sia tornato utile. E’ il frutto dei miei modesti studi e di alcune letture personali. Non è richiesto di essere d’accordo con l’intero contenuto dell’articolo. Bensì, si accettano critiche e commenti costruttivi.

il pianista e la paura del pubblico_nicolò de maria
Come prepararsi alla performance e prevenire i vuoti di memoria

Il pianista e la paura del pubblico

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Hai notato di essere invidioso di un collega o un amico che sembra mostrare qualità che tu non hai? Anche se molti non ne parlano è un sentimento molto diffuso, soprattutto tra musicisti.

La competizione tra pianisti si tocca con mano sin dai primi anni di studio.

L’invidia si accentua in prossimità di esami, concorsi o concerti. La rincorsa al successo, a voti più alti, a premi e riconoscimenti, a volte, può portare ad una competitività malata che contribuisce a gravare ulteriormente sulle esibizioni.

Ciò avviene in tutti i campi professionali, non solo tra musicisti. A nostra discolpa, tuttavia, c’è da dire che l’ambiente in cui viviamo e il sistema di formazione in cui siamo inseriti non ci aiuta.

Per accedere agli studi in un buon conservatorio devi essere tra i migliori. Ai concorsi vincono i migliori. Alle audizioni verranno selezionati i migliori. Ciò da un lato è buono poiché punta al merito del musicista; dall’altro lato, purtroppo, più che in altri campi, sprona ad una competizione che mette l’arte da parte.

Anche le commissioni a volte sono costrette a metterla da parte trovandosi costrette (per varie ragioni) a portare avanti musicisti che assomigliano più a robot preconfezionati che a veri artisti capaci di proporre autentiche, innovative e sentite interpretazioni.

Ma questo è il mondo in cui ci troviamo, dobbiamo conviverci e puntare in alto.

Adesso passiamo a riflessioni che possono aiutarci.

Avete mai pensato al fatto che l’invidia è sostanzialmente un profondo sentimento di stima?

Chi invidia un compagno, (concedetemi l’ironia) oltre a pregare per la sua disfatta, ne riconosce le abilità musicali, tecniche, virtuosistiche. Ammette di avere accanto un artista di livello superiore. Lo stima molto.

Non c’è da sentirsi in colpa.

Ora vi pongo una domanda e ognuno di voi risponda in cuor suo.

Preferireste formarvi in una scuola frequentata da colleghi incapaci, svogliati e indisciplinati? Oppure vorreste entrare a far parte di una classe di pianoforte quotata, perché guidata da un grande didatta e costituita da elementi di alto livello, che studiano con disciplina e costanza e tengono concerti che attraggono centinaia di ascoltatori?

Nel primo caso sareste osannati e applauditi, nel secondo magari no. Dove vorreste trovarvi? A voi la scelta.

La causa dell’invidia? Siete nel posto giusto

Ecco dove nasce l’invidia, nel posto giusto.

Se ne provi un pizzico per qualcuno vuol dire che sei spronato a fare di meglio, vuol dire che hai un modello concreto da seguire.

I veri modelli non sono solo i grandi solisti che ascoltiamo nelle grandi sale o su YouTube. Quelli ci sembrano così lontani, quasi irreali…

I veri modelli sono i nostri compagni di viaggio, i quali ci dimostrano, giorno dopo giorno, che si può veramente ottenere ciò che si vuole con l’impegno e la disciplina. Sono in carne ed ossa, proprio lì, nell’aula accanto e… studiano, studiano, studiano.

Un appello a coloro i quali stanno accumulando successi. Godetene, certamente! Ma presto chiedetevi se ciò è dovuto al contesto in cui vi trovate. Vivete un contesto di formazione molto chiuso e ristretto, vi ascolta un pubblico di quartiere o di provincia?

Se così è, fuggite da queste situazioni! State perdendo tempo. Vi state cullando e trastullando in un luogo che vi tiene comodamente al caldo. 

Fate i bagagli e partite! Vedrete che tutto cambierà. 

Dopo un primo periodo di grandi sacrifici, ringrazierete il buon Dio per aver avuto la possibilità di toccare con mano e osservare coi vostri occhi il reale livello al quale poter puntare.

Sentirsi arrivati, credere in cuor proprio di avere raggiunto discrete capacità tecnico-musicali e cullarsi di ciò è la fine per un artista.

Nicolò De Maria


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