Come effettuare una onorevole lezione di pianoforte, anche ad allievi poco talentuosi?
Quante volte ci è capitato di ascoltare uno dei nostri allievi eseguire un brano senza alcuna logica, in modo del tutto arbitrario?
Intendo dire che qualche volta ci sarà accaduto di ascoltare un’esecuzione, ad esempio, dal tempo del tutto irregolare: lento all’inizio e veloce alla fine, oppure veloce nelle sezioni tecnicamente facili e lento nei passaggi più difficili; oppure dalle dinamiche completamente causali con sfumature senza logica.
Lo scenario è alquanto grave! Cosa faccio? Da dove inizio? Lo caccio dalla lezione! Purtroppo non capita raramente e quando capita credo che, in quel momento, vorremmo trovarci in un altro posto.
Primo step
Io ritengo, personalmente e sulla base della mia modesta esperienza, che innanzi tutto bisognerebbe indicare all’allievo, uno per uno, gli errori veramente gravi. Intendo gli errori da cerchiare in rosso, ovvero note inconsapevolmente sbagliate, cambi repentini di tempo, dinamiche assurde, eccetera.
Meglio non indicarne troppi, perché l’attenzione di un allievo di fronte ad una lista di correzioni è alquanto breve (questo ve lo garantisco!). Quindi vi consiglio di affrontare questi primi errori senza essere troppo severi e cercando di non andare troppo a fondo nella spiegazione dei singoli aspetti.
Dopo aver affrontato ciò che di veramente grave era venuto fuori dalla prima esecuzione del brano, allora possiamo iniziare la nostra lezione di pianoforte.
Secondo step
Ciò che ci consiglia il grande didatta russo Heinrich Neuhaus è di stabilire obiettivi chiari e determinati. Non tutti insieme, attenzione! Ma un obiettivo alla volta.
Qui bisogna essere molto severi, ovvero il linguaggio deve trasmettere il messaggio del “perfetto e subito”. Bisogna essere molto determinati e convinti delle correzioni che vanno apportate, senza alcuna esitazione.
Scegliere quindi uno degli aspetti da affrontare, ad esempio il tempo. In quel caso bisogna chiedere all’allievo di focalizzare tutta la sua attenzione sul tempo affinchè possa essere, ad esempio, il più regolare possibile, se richiesto dall’autore.
E’ il momento di essere molto severi (non intendo urlare o sbattere i pugni contro il pianoforte come alcuni insegnanti di vecchio stampo, intendo essere molto attenti ai dettagli e molto critici), così che lo studente, durante la fase di studio individuale, possa ricordarsi dell’alto livello di criticità richiesto.
Sarebbe buono che il singolo obiettivo venga raggiunto durante la lezione e che non venga rimandato al giorno dopo o alla lezione successiva.
Dico questo perché dilatare il tempo necessario per il raggiungimento di un obiettivo potrebbe influenzare negativamente tutta la formazione pianistica dello studente, facendo passare il messaggio diseducativo che può essere sufficiente risolvere un determinato problema anche se si sono impiegati dei mesi quando sarebbero bastate solo alcune settimane.
Si suppone che un insegnante ragionevole non ponga all’allievo compiti irrealizzabili o troppo complessi, relativamente al livello dello studente. Potrebbe verificarsi una reazione opposta, ovvero che lo studente davanti ad un compito troppo arduo non si senta in grado di poterlo raggiungere.
Ciò condurrebbe ad una diretta perdita della motivazione. Allievi demotivati?
Concludendo
Consiglio, perciò, di porre obiettivi minimi, piccoli, raggiungibili nel più breve tempo possibile.
Anche se a molti potrebbe sembrare di procedere troppo lentamente, io ritengo che il risultato finale non cambi. Anzi, lo studente si riterrà all’altezza di ogni singolo obiettivo, li raggiungerà col minimo sforzo ed in tempo breve.
Ciò farà leva positivamente sulla psicologia dello studente che si riconoscerà abile e capace di ottenere sempre nuovi risultati, senza mai fallire.
Nicolò De Maria
Bibliografia:
Neuhaus, H. (1992). L’arte del pianoforte. Milano: Rusconi.
PS. Spero che questo articolo vi sia tornato utile. E’ il frutto dei miei modesti studi e di alcune letture personali. Non è richiesto di essere d’accordo con l’intero contenuto dell’articolo. Bensì, si accettano critiche e commenti costruttivi.