Simona Zampa_paura del giudizio degli altri
il pianista e la paura del pubblico_nicolò de maria
Come prepararsi alla performance e prevenire i vuoti di memoria

Il pianista e la paura del pubblico

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Paura del giudizio degli altri? Sapete qual è la causa reale? Perché si temono tanto le critiche altrui? La risposta sta nel sapere con esattezza quali sono i propri obiettivi.

Mi spiego meglio.. leggete questo articolo e tutto vi apparirà più chiaro.

Vi assicuro che dopo la lettura di queste righe penserete alla paura del giudizio degli altri con un occhio diverso e più maturo.

“Se non sei tu a scegliere i tuoi obiettivi, gli altri o le circostanze della vita lo fanno per te e ti ritrovi a perseguire scopi che non sono i tuoi”

Righini e Zadra
(dal libro “Maestro di te stesso”)

E’ incredibile quanto il pensiero dei docenti di pianoforte Federica Righini e Riccardo Zadra, a mio parere, rispecchi la realtà delle cose.

Cercate di calarvi in un contesto comune ai musicisti come, ad esempio, un’esibizione dal vivo.

Quanti musicisti tremano all’idea di non aver suonato nel migliore dei modi, di non aver trasmesso nulla al pubblico.. di deluderlo.

In sostanza, l’esecutore mentre si esibisce pensa anche a ciò che il pubblico pensa.. fortunatamente non tutti i musicisti sono vittime di questi pensieri, ma molti purtroppo lo sono.

Il motivo, come sapete, è la paura del giudizio degli altri.

Cosa penseranno di me? Mi staranno giudicando in modo negativo o positivo?

Conclusasi la performance, il musicista in genere riceve volente o nolente dei feedback, più o meno veritieri e da spettatori più o meno competenti.

Feedback diversi l’uno dall’altro, frutto di impressioni e valutazioni soggettive.

Se l’esecutore dovesse curarsi di ogni singolo commento ricevuto tornerebbe a casa certamente frustrato. Si sentirebbe nelle condizione di non poter accontentare ognuno di loro.

Tra le tante “congratulazioni” da post-concerto alcuni lasceranno vagamente trapelare che, ad esempio, avrebbe potuto curare più l’intonazione, che sarebbe potuto essere più espressivo, che avrebbe potuto eseguire più bis, che tutto sommato il concerto non era stato male, eccetera.

Quello appena ipotizzato non è certamente un quadretto entusiasmante per un solista che già, di per sé timido e insicuro, è alla ricerca di conferme esterne provenienti dal pubblico.

Sarebbe stato meglio per lui fuggire da ogni tipo di critica o commento, tappandosi le orecchie.

Definirsi degli obiettivi chiari

Ciò che alimenta la paura del giudizio degli altri è la mancanza di obiettivi chiari e ben definiti, concreti e ben raggiungibili.

“Cosa penseranno di me?”, “Se sbaglio anche questa volta perderò la faccia davanti a tutti”, “Proprio lui/lei doveva essere presente a questo evento?”

Quando ci si esibisce con l’intenzione di accontentare tutti e di non ricevere critiche negative, il livello della performance si abbassa.

Penserai più alla volontà degli altri che a condurre con attenzione l’esibizione musicale.

Ma quindi come fare?

Datti degli obiettivi precisi, degli obiettivi musicali chiari.

Ad esempio, “Stasera desidero essere musicale in quel punto… desidero trasmettere gioia in quell’altro punto… voglio fare di tutto affinché quel passaggio venga pulito, mi concentrerò il più possibile…”

Inizia con pochi punti. Saranno i tuoi primi piccoli obiettivi.

Non metterti davanti sin da subito la pretesa di un’intera esecuzione impeccabile. Procedi per gradi.

A fine concerto saprai solo tu quanti risultati avrai portato a casa e non baderai alle critiche altrui.

Avrai un tuo progetto di miglioramento, avrai trovato un cammino che, gradualmente, passo dopo passo, ti condurrà ad una maggiore sicurezza di te stesso.

Solo tu potrai dare una votazione alla tua esecuzione.

E se fallirai? Non esistono fallimenti per chi è determinato a migliorare. Ogni feedback, anche se negativo, è uno stimolo a correggersi e a fare di meglio.

Bisogna essere molto vigilanti e attenti a tutto ciò che avviene durante l’esecuzione, perché quando tornerai a casa e non ti sentirai soddisfatto, dovrai essere in grado di rispondere alle domande:

“Dove ho sbagliato?”, “Che tipo di errore ho commesso?”, “In quale punto preciso ho avuto quel vuoto di memoria?”, “Forse mi sono distratto, oppure devo studiarlo meglio?”.

Certamente non è facile, anzi, è proprio un’arte da imparare, e ci vuole una vita intera.

Intanto, nel dubbio, mettetevi al lavoro.

Nicolò De Maria

Bibliografia:

F. Righini, R. Zadra, Maestro di te stesso, Milano, Curci, 2010


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