Come superare i propri limiti (per musicisti e non)
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Come superare i propri limiti? La nostra mente ha il potere di dirci cosa possiamo fare e cosa non saremo mai in grado di fare. E lo fa sulla base di convinzioni, la maggior parte delle quali non sono reali.
Noi siamo ciò che vogliamo! Il limite, reale o immaginario che sia, si sposterà di conseguenza.
Mi rivolgo sia a musicisti in cerca di una maggiore sicurezza sul palcoscenico sia a chiunque senta il desiderio di esprimersi davanti ad un pubblico senza tremare, con disinvoltura e massima sicurezza in se stessi.
Il nostro interlocutore può essere una platea colma di spettatori oppure un gruppo ristretto di colleghi di lavoro riuniti in un meeting aziendale o, ancora, un datore di lavoro, un direttore, una persona che semplicemente ha il potere di metterci in soggezione.
Se senti di dover lavorare sulla tua libertà di esprimerti in queste occasioni, leggi questo articolo fino in fondo.
Il potere delle nostre convinzioni mentali
“La mia teoria è spassarmela un mondo e non lasciare che qualsiasi cosa mi impedisca di fare ciò che voglio” (Michel Petrucciani)
Dal 2003 non subisce una sola sconfitta. Ha raggiunto il record di 470 vittorie consecutive. È numero uno del ranking mondiale con alle spalle otto medaglie alle Paraolimpiadi, di cui sette d’oro.
Esther Vergeer,
ex tennista olandese,
disabile in carrozzina.
Scala le montagne a mani nude e senza corde. Va fortissimo: in tre ore raggiunge risultati che i compagni raggiungerebbero solo in due giorni.
Alex Honnold,
arrampicatore e alpinista statunitense.
Sin da piccola aveva una tremenda paura di volare, ma non si è arresa. Ha preso il brevetto per pilotare velivoli leggeri.
Jessica Cox,
prima pilota sportiva
senza braccia.
È sordo dalla nascita e può captare qualche frequenza solo grazie ad un impianto cocleare. Ha lottato tutta la vita per perseguire la sua passione e fare musica.
Davide Santacolomba, mio amico e collega,
pianista siciliano dalla grande espressività ed emotività
che tiene regolarmente concerti.
E’ la nostra mente che ha il potere di dirci cosa possiamo fare e cosa invece ci sarà sempre impossibile realizzare. E lo fa sulla base di convinzioni, la maggior parte delle quali non sono reali o sono frutto di immaginazione o di paure che si basano su esperienze negative.
Come dice Marco Montemagno, è come se esistesse nel mondo una fantomatica società di nome “Limiti S.p.A” che decide i limiti degli umani.
Come hanno fatto quei signori ad oltrepassare quei limiti? Voglio dire, quanta motivazione serve per decidere un giorno di cambiare la propria vita in modo così radicale partendo realmente svantaggiati?
Sono dei supereroi? Come hanno fatto anche solo a pensare a imprese così incredibili?
La riposta è: hanno oltrepassato i loro schemi mentali, non hanno dato ascolto ai loro dialoghi interiori che gli dicevano che sarebbe stato impossibile raggiungere un determinato obiettivo.
Noi siamo ciò che vogliamo. Il limite si sposterà di conseguenza.
Se pensiamo al nostro passato, quante volte ci è capito di sorprenderci positivamente di noi stessi? Quante volte ci siamo detti: “Caspita, alla fine dei conti non è andata poi così male! Me la sono cavata!”
Io sono certo che ognuno di noi ha almeno una decina di ricordi positivi, durante i quali ha dimostrato a se stesso di valere di più di quello che credeva.
Le limitazioni che ci imponiamo sono un prodotto della mente, un prodotto che però all’origine non esisteva. Lo creiamo noi, a misura su noi stessi. Non è la realtà.
Gli “eroi” di cui vi ho parlato all’inizio dell’articolo e che non si sono fatti imprigionare dai loro “limiti” fisici ne sono l’esempio vivente.
Le convinzioni che abbiamo sulla vita, sulla nostra storia, su ciò che ci succede, sulle persone intorno a noi e, soprattutto, su ciò che riteniamo di poter o non poter fare influenzano totalmente la nostra esistenza.
A causa delle nostre convinzioni compiamo tutti i giorni scelte radicali, alcune delle quali cambieranno il corso della nostra carriera e della nostra vita per sempre.
Tutto ciò avviene esclusivamente sulla base di quella che è la nostra soggettiva e personale mappa mentale.
Cos’è la mappa mentale? È il modo in cui ognuno di noi codifica l’esperienza intorno a sé, sulla base di come quest’ultima viene vissuta.
Creiamo una sintesi personale di ciò che i nostri sensi captano e di ciò che sperimentiamo quotidianamente. Ma non solo, ne associamo un’analisi, un giudizio e creiamo così un nostro schema mentale.
Ad esempio, nel caso dei musicisti (ma l’esempio calzerebbe anche nel caso si trattasse di un intervento ad un conferenza aziendale), più persone vanno ad ascoltare lo stesso concerto. Uscite dalla sala, iniziano tra loro a commentarlo, ma ognuna di loro ha captato peculiarità differenti associando allo spettacolo un’analisi personale.
Alcuni commenteranno la performance in modo positivo focalizzandosi su elementi che l’esecutore ha saputo curare maggiormente, altri si focalizzeranno su elementi relativamente più deboli che quindi indurranno commenti negativi.
La visione dello stesso identico evento può variare in modo molto soggettivo. Tuttavia il modo in cui noi analizziamo una determinata esperienza cambierà radicalmente le nostre scelte future, i nostri atteggiamenti e, in ambito musicale, il nostro modo di studiare e approcciarci alle esecuzioni.
Le tue convinzioni ti daranno sempre ragione
Le convinzioni, reali o distorte che siano, hanno il potere di farci credere che abbiamo sempre ragione. Sia che tu creda di farcela a oltrepassare un limite, sia che tu creda di non farcela, avrai sempre ragione.
Il punto è: ce la farai se credi realmente di farcela!
Ad esempio, sei convinto che per diventare un bravo musicista avresti dovuto iniziare a suonare quando avevi cinque anni. Ormai è troppo tardi per te, perciò sarai di sicuro un fallito. Sei convinto di questo e nessuno potrà farti cambiare idea! Niente di più errato e controproducente.
Le nostre convinzioni mentali, in parte o del tutto, possono essere reali ma non è sempre detto che lo siano. In alcuni casi queste possono supportarci e spronarci a fare qualcosa di buono, in altri purtroppo tendono a limitare la nostra creatività e la possibilità di godersi appieno la vita.
Quando pensiamo di essere incapaci a fare qualcosa è molto probabile che non investiamo nessuna energia nemmeno per fare un tentativo, a causa della paura di fallire. Oppure, se dovessimo decidere di fare uno sforzo, al primo ostacolo, ci ricordiamo delle nostre debolezze e ci ripetiamo: “Ecco, lo sapevo! Che stupido che sono stato anche solo a tentare!”.
Se siamo mentalmente programmati in modo tale da credere che durante una determinata esecuzione live avremo un vuoto di memoria, poiché in altre occasioni passate è accaduto, sprecheremo più energie a pensare alla nostra paura che alla musica. L’eco di questo approccio si manifesta per mezzo di un ulteriore fallimento.
Se siamo mentalmente programmati in modo tale da credere che durante uno speech pubblico perderemo il filo del discorso, ci faremo distrarre dai commenti che trapelano dal pubblico e non sapremo più riprendere il discorso, poiché in altre occasioni è accaduto e, anche in questo caso, sprecheremo più energie a pensare alla nostra paura che al discorso in sé.
Purtroppo esistono casi molto gravi nei quali sono proprio le persone di riferimento, quelle più importanti (un genitore, un maestro, un educatore, un datore di lavoro) ad inculcare nei più deboli sentimenti di insicurezza e di bassa autostima.
Se vi sentite ripetere: “Non vali nulla! Suonerai sempre male! Non avrai mai una tecnica abbastanza solida! Non sei musicale!” oppure “Non sei abbastanza sicuro di stesso! Quando ti deciderai a darti una svegliata!?”
Beh.. allora il mio consiglio è mandateli a c****e, cambiate maestro, voltate pagina.
Avete bisogno di persone diverse, che credono in voi e che vi supportino e vi stimolino a fare meglio senza denigrarvi.
Altrimenti, a meno che tu non abbia una sicurezza e un’autostima di ferro, crederai sempre di non valere una pezza. Questo influenzerà radicalmente la tua crescita umana e musicale.
È ancora più grave, se al di fuori della sfera musicale, nella vita quotidiana, sono genitori o familiari a ricordare a un bambino o ad un adolescente che è un incapace.
Dire a un figlio “Sei un incapace, sei un fallito, non farai mai nulla di buono” lo condannerà per sempre a lottare contro questa etichetta, perché qualunque sforzo faccia crederà di essere solo un fallito.
Al contrario, dirgli invece “Coraggio, crediamo in te!”, “Hai sempre suonato bene, hai sempre fatto del tuo meglio!”, “Vedrai che andrà bene anche questa volta e, se anche qualcosa dovesse andare storto, sarà un’occasione per migliorarti ancora di più!” rinforzerà la sua autostima e la sua sicurezza.
Nicolò De Maria
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