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Cari lettori, benvenuti in questa seconda parte della serie di articoli dedicati ai concetti fondamentali della teoria musicale.

Iniziando dalle basi, cercherò di essere d’aiuto a coloro i quali si trovano nella fase iniziale dello studio del pianoforte.

Qui sopra e in fondo al testo trovate gli articoli correlati che fanno parte della raccolta sulla teoria musicale.

Ricordo, inoltre, che tali articoli vogliono essere per l’allievo un aiuto e un promemoria per approcciarsi alle nozioni di base in una fase iniziale dello studio dello strumento e, quindi non possono sostituire l’approccio diretto con il proprio maestro che ve ne mostrerà un’applicazione pratica.

Buona lettura.

 

Durata delle note

La posizione delle note tra le linee e gli spazi del pentagramma determina l’altezza dei suoni, ma quest’ultimi possono avere anche diversa durata nel tempo.

La durata di ogni singola nota viene rappresentata per mezzo di segni grafici differenti:

durata delle note

Ecco illustrato di sotto il rapporto tra i valori di durata delle note.

rapporto tra i valori delle note

Quello appena esposto è solo un accenno e un’introduzione ai concetti riguardanti la durata delle note e il rapporto tra di essi. E’ una base teorica necessario per poter comprendere l’organizzazione delle note nel tempo. Compresa la sintesi grafica esposta, sarà il vostro insostituibile maestro a mostrarvi l’applicazione pratica di quanto illustrato.

 

Le pause musicali

In musica, oltre alle note, si utilizzano anche momenti di silenzio, chiamati pause.

Le pause musicali vengono espresse graficamente con particolari segni che le contraddistinguono.

Hanno un valore ben preciso e prendono il nome del valore di durata della nota corrispondente.

le pause musicali

Segni di movimento

Ma qual è la durata effettiva di ogni nota? Cioè, quanto realmente, in termini di tempo, deve durare? Per rispondere a questa domanda è necessario parlare dei segni di movimento, i quali vengono posti all’inizio di una composizione e servono ad indicare all’esecutore la velocità o l’andamento con cui eseguirla.

Le indicazioni di movimento usate più comunemente sono le seguenti:

indicazioni di movimento

Tali indicazioni servono a dare all’esecutore un’idea dell’andamento del brano e, in molti casi, esse possono essere accompagnate da aggettivi esplicativi, ad esempio: Andante calmo, Vivace molto, Allegro assai, Andantino grazioso. Oppure ancora: sostenuto, agitato, gioioso, maestoso, ed altri sulla base delle necessità del compositore.

Per avere un’indicazione precisa e oggettiva della velocità di esecuzione di un brano è necessario utilizzare uno strumento apposito chiamato metronomo.

Il metronomo riproduce un segnale acustico regolare al tempo impostato. In genere il tempo del metronomo varia da 40 a 250 (dipende dalla tipologia di metronomo: meccanico o digitale). L’indicazione numerica da impostare corrisponde esattamente al numero di battiti in un minuto (ad esempio, se il metronomo viene impostato a 60 batterà esattamente allo stesso tempo della lancetta dei secondi di un orologio).

L’indicazione metronomica viene accompagnata dal valore di durata al quale si riferisce, così da indicare all’esecutore la velocità esatta di esecuzione.

Ad esempio:

indicazione metronomo

 

 

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Cari lettori, affronterò brevemente in questa serie di articoli i concetti fondamentali della teoria musicale.

Iniziando dalle basi, cercherò di essere d’aiuto a coloro i quali si trovano nella fase iniziale dello studio del pianoforte.

Qui sopra e in fondo al testo trovate gli articoli correlati che fanno parte della raccolta sulla teoria musicale.

Ricordo, inoltre, che tali articoli vogliono essere per l’allievo un aiuto e un promemoria per approcciarsi alle nozioni di base in una fase iniziale dello studio dello strumento e, quindi non possono sostituire l’approccio diretto con il proprio maestro che ve ne mostrerà un’applicazione pratica.

Buona lettura.

 

La musica e il suono

La musica è l’arte che permette all’uomo di esprimersi per mezzo dei suoni, i quali, in ambito artistico, sono prodotti dall’autentica ed interiore emozione del musicista.

Il suono è una sensazione che raggiunge il nostro udito, è prodotto dalle vibrazioni di un corpo elastico e si trasmette per mezzo dell’aria.

Il suono si contraddistingue grazie a tre caratteristiche: il timbro, l’intensità e l’altezza.

Il timbro di un suono permette di distinguere la fonte sonora dalla quale è prodotto. Grazie al timbro l’ascoltatore può riconoscere se il suono è prodotto, ad esempio, da un pianoforte, un violino o da una voce umana.

L’intensità è la caratteristica che per mette all’ascoltatore di riconoscere se un suono è forte o debole ed è determinata dall’ampiezza della vibrazione del corpo elastico.
L’altezza, infine, è la particolare peculiarità del suono che determina quanto un suono è acuto o grave ed è determinata dal numero delle vibrazioni del corpo elastico.

 

Le note e il pentagramma

Le note sono sette: DO – RE – MI – FA – SOL – LA – SI.

Per riconoscere le note sulla tastiera del pianoforte ci dobbiamo servire dell’organizzazione dei tasti neri rispetto ai tasti bianchi. Infatti, i tasti neri sono organizzati a gruppi di due e a gruppi di tre.

La nota Do corrisponde al tasto bianco posto alla sinistra di ciascun gruppo di due tasti neri.

Al Do, in successione proseguendo verso destra seguono le note Re, Mi, Fa, Sol, La, Si e di nuovo il Do.

La nota Fa è facilmente riconoscibile: è posta alla sinistra di ciascun gruppo di tre tasti neri.

Le note, insieme a tutti i segni che costituiscono il linguaggio musicale, vengono scritte all’interno di un particolare rigo chiamato rigo musicale o pentagramma.

Il pentagramma è costituito da cinque linee parallele orizzontali e da quattro spazi tra di esse, come rappresentato nell’immagine di sotto.

rigo musicale o pentagramma

 

Le chiavi

La diversa posizione delle note sulle linee e sugli spazi del pentagramma corrisponde ad un determinato suono.

Ma per stabilire in modo esatto il nome e l’altezza della nota si è ricorsi ad un particolare segno chiamato chiave musicale.

Le chiavi sono in totale sette. Quelle più usate dai pianisti sono la chiave di violino (o di Sol) e la chiave di basso (o di Fa).

La chiave di violino stabilisce che la nota posta sulla seconda linea (le linee si contano dal basso verso l’alto) è un Sol. Tale Sol è esattamente quello posto nell’ottava centrale del pianoforte.

La chiave di basso, invece, stabilisce che la nota posta sulla quarta linea è un Fa. Tale Fa è quello posto alla sinistra del Do centrale della tastiera.

note su pentagramma in chiave di violino e in chiave di basso

Le alterazioni

In musica non esistono solo sette note, bensì dodici. Oltre alle sette sopra citate, ve ne sono cinque che sulla tastiera del pianoforte vengono riprodotte per mezzo dei tasti neri.

L’altezza di un suono, infatti, può essere modificata (alterata) in senso ascendente o in senso discendente per mezzo delle alterazioni.

Le alterazioni musicali sono cinque:alterazioni musicalialterazioni musicali

Il Fa diesis in figura corrisponde al tasto nero posizionato tra il Fa e il Sol.

Il La bemolle in figura corrisponde al tasto nero posizionato tra il La e il Si.

Il La bequadro in figura rappresenta il La naturale (tasto bianco).

Il Re doppio diesis e il Re doppio bemolle rappresentano rispettivamente il Mi e il Do naturali (attenzione: il loro nome esatto per motivi di nomenclatura resta quello scritto in pentagramma e non lo si può sostituire col rispettivo tasto fisico).

Sono definite alterazioni transitorie quelle scritte in mezzo al brano e hanno validità fino alla stanghetta di battuta successiva; sono definite alterazioni in chiave quelle scritte all’inizio di ogni rigo musicale e hanno validità per tutto il brano e per tutti i suoni con lo stesso nome, indipendente dall’ottava.

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