,

Daniel Baremboim. Che cosa significa essere autentici al pianoforte?

Baremboim vuole regalarci una lezione di vita.

Leggere ed interpretare una partitura è un processo estremamente complesso e coinvolgente che non consente il raggiungimento di un obiettivo assoluto.

In altre parole, nell’interpretare un brano musicale non possono esistere “soluzioni” definitive che vanno bene ieri, oggi e domani. Le soluzioni che fanno parte di un tempo che si trova al di fuori di “oggi”, “adesso”, “questo esatto istante”, portano inevitabilmente ad un’interpretazione non autentica.

Qual’è la motivazione di quanto appena detto? Daniel Baremboim, nel suo libro “La musica è un tutto, insegna:

“[…] semplicemente perché i parametri sono cambiati: l’acustica della sala è diversa, diverso lo stato psicofisico di chi suona, diverso il tasso di umidità, […]. L’esecuzione dal vivo è un momento irripetibile della vita.

Nel momento in cui oggi cerco di riprodurre un effetto che ieri ritenevo giusto, la musica cessa di essere viva. Quando un’esecuzione viene manipolata per ottenere artificiosamente una soluzione adottata in altre circostanze, allora cessa di essere genuina e di conseguenza di essere etica.

Perciò, la domanda che ogni interprete dovrebbe porsi, anche dopo aver eseguito lo stesso repertorio per molti anni, è: “Come posso essere genuino, innovativo, autenticovivo in ogni singola circostanza, in ogni esecuzione?”

“La sincerità espressiva di un’esecuzione può essere ottenuta solo se si espelle meticolosamente tutto ciò che è superfluo, autogratificante o manipolatorio; è un processo che dura tutta la vita”.  Questo l’insegnamento di Daniel Baremboim.

La sincerità interpretativa è il risultato di un intenso studio dell’opera, di innumerevoli prove e sperimentazioni, ore di studio sullo strumento e a tavolino.

Riuscire ad abbandonarsi all’esecuzione e a seguire una traccia mai seguita prima sono il frutto della ricerca quotidiana di una sempre più approfondita indagine sull’essenza del pezzo musicale.

Ma non solo! L’artista deve interrogarsi sulla propria vita e parlare al pubblico. Un’esecuzione che non comunica non ha motivo di esistere. L’artista ha l’obbligo morale di parlare al pubblico. Per quale altro motivo l’ascoltatore dovrebbe essere presente ai nostri concerti se noi non gli permettiamo di emozionarsi e di uscire dalla sala diversamente da come ci è entrato?

Insomma, la genuinità dell’interpretazione non ha soluzioni univoche e assolute, ma variano in base alle circostanze e a mille variabili.

Ciò dipende, non solo dall’acustica di una sala e dall’umidità, ma anche e soprattutto dallo stato psicologico ed emotivo dell’interprete.

E’ il musicista che da’ un’anima alla musica nel caso in cui quest’ultimo, grazie ad uno studio approfondito dell’opera, decide di esprimere e raccontare se stesso rendendo una singola esecuzione un momento irripetibile della vita.

 

Nicolò De Maria

Bibliografia:

Baremboim, D. (2012). La musica è un tutto. Etica ed estetica. Milano: Feltrinelli.

Spero che questo articolo vi sia tornato utile. E’ il frutto dei miei modesti studi e di alcune letture personali. Non è richiesto di essere d’accordo con l’intero contenuto dell’articolo. Bensì, si accettano critiche e commenti costruttivi.